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L’architettura

Un luogo di meraviglia

L'architettura del Tempio

Nel Tempio Canoviano si possono distinguere tre elementi architettonici. Questi sono inseriti l’uno nell’altro, come fossero parti armoniche di una ideale successione: il colonnato, che richiama il Partenone di Atene; il corpo centrale, assai simile al Pantheon di Roma; l’abside dell’altare maggiore, elevata di sei gradini rispetto agli altri due elementi.
Le tre parti possono essere considerate i simboli di tre età della storia: la civiltà greca, la cultura romana e infine la grandezza cristiana, compimento ultimo e salvifico della storia di ogni singolo uomo e di tutto l’universo, che trova il suo significato profondo nel mistero della Trinità, raffigurata nella pala dell’altare maggiore.

Il pronao è sorretto da una doppia fila di otto colonne, di ordine dorico come il capitello, sostenenti un architrave di ordine attico. La pietra delle colonne si dice lumachella (materiale calcareo, ricco di gusci di conchiglie) e proviene dalle cave oggi dismesse presso il borgo di Costalunga, in comune di Cavaso.

Il portone d’entrata è sostenuto da due stipiti monolitici in lumachella, mentre le altre due porte laterali di ridotte dimensioni, sono ricavate entro due grandi nicchie.

Il frontone porta scolpite le parole latine DEO OPT MAX UNI AC TRINO: “Tempio dedicato a Dio ottimo e massimo, uno e trino”.

Sopra la scritta, sono collocate sette metope con soggetti sacri dell’antico e del nuovo Testamento. Si tratta di opere di allievi del Canova e i soggetti sono: la creazione del mondo, la creazione dell’uomo, l’uccisione di Abele, il sacrificio di Isacco, l’annunciazione, la visitazione e la presentazione al Tempio. Canova avrebbe voluto comporre 27 metope per coprire l’intero architrave del tempio. Negli ultimi anni di vita però riuscì a realizzare solo sette modelli, bassorilievi in gesso, di qui quelle esterne sono copie in pietra. Una serie di altre metope ornamentali alternate a triğlifi impreziosisce l’intero fregio dell’atrio.

Il timpano del frontone è spoglio; quattro gradoni fanno da base alla cupola, costruita in “masiero e mattoni possagnesi”, ricoperta a squame di pietre di Cesio nel feltrino e terminate con la vera dell’occhio.
Una campanella al sommo della parete che guarda a ovest chiamava un tempo i fedeli alle funzioni.

"Antonio Canova non conobbe passioni, non inseguì i piaceri della vita, non apprezzò le ricchezze concedendosi per solo lusso di innalzare nel suo piccolo villaggio una superba mole che tutti indicano come il Tempio Canoviano, ma che egli voleva fosse soltanto la chiesa di Dio nel suo paese. Malgrado la sua modesta intenzione, ogni angolo del tempio parla di lui" (Muñoz)

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